È perfino un mistero, per me, questo Coro.
Vive e manifesta una sua poesia intensa e solitaria nella Valle dei complessi vocali che spesso inseguono le rischiose avventure che possono portare all’incomunicabilità.
Così, attorniati dal mutare delle proposte con la pretesa della mai chiarita “sperimentazione”, questi Cantori restano fedeli perfino al nome che sa di fiabe, di amori, di altezze, di stagioni, di vento, di fiori, di neve. Il Monte Marana, lassù, piramide antica, forte e solenne che adagia contrade e prati di sogno, che dona sorgenti nascoste e ruscelli di luce.
Si trovano a cantare nella Valle di tramontana, la Valle del Boia, che a dispetto del nome ha la bellezza struggente dell’armonia naturale con gli amori mai conclusi.
E il Maestro, musicista di studi profondi, amico sincero da sempre, rigenera anche le mie storie con la felicità della donazione vissuta in gesti e sorrisi che trasformano ogni respiro in generosa esaltazione dell’Arte vissuta nell’intelligente modestia dei sapienti, dei buoni.
Così, il mistero diventa una fiaba inventata nei giorni convulsi tra la Conca di Recoaro con le sue montagne sempre più abbandonate e l’imbocco della Valle dell’Agno, dove le mani rapaci del potere scavano e distruggono, distruggono e scavano oltre il buonsenso.
Maranina, però, continua nell’incanto del suo raccontare. Cantori di forza e dolcezza, ragazze alla voce che sa di profumi incantati, uomini e giovani che dicono il vento della saggezza.
Anche il Maestro verseggia e compone: le fiabe non avranno mai fine, con questo melodiare di suoni innamorati, con queste carezze, con questa poesia delicata nel rispetto delle tradizioni che hanno segnato i nostri caratteri, la nostra normalità e la nostra operosa pazienza. Anche la nostra fede. E la nostra meravigliosa e appassionata inquietudine.
Bepi De Marzi
Alcuni estratti dal libro
UN PROGETTO IN CRESCITA DA 25 ANNI
Il nuovo Gruppo Corale Maranina inizia la sua attività nell’aprile del 1992 con coristi che provengono un po’ da tutti i Comuni della vallata, da Recoaro a Castelgomberto. Andiamolo a conoscere analizzandone peculiarità e componenti.
Il nome
Il nome, a dire il vero, appare un po’ insolito: “Maranina “, e la prima domanda che ti chiedono è “Cosa vuoi dire?” anche se, per la gente del posto, il riferimento al monte Marana, è immediato.
Il nome riprende il titolo di una canzone di Bepi De Marzi, nei cui contenuti poetici il coro si ritrova appieno:
La natura: protagonista infatti è una ragazza attaccata alle sue tradizioni, agli alberi dei boschi, all’erba dei prati. Si canta, quindi, in questa canzone la valle e si sciolgono i pensieri che corrono come quasi lungo ruscelli e sembrano inciampare nei sentieri di un bosco magico.
L’arnore: questo canto racconta infatti di Maranina Maranela, naturalmente la fanciulla più bella della valle, suo padre che era ricco non voleva che facesse l’amore col pastore di cui lei era invece innamorata e in una sera di bufera partono tenendosi per mano su verso cima Marana, la montagna che blocca la valle come una piramide; son rimasti là dove continuano a tenersi la mano e nelle notti di bufera si sente ancora il loro canto solitario.
IL proprio territorio: ecco, quindi, il richiamo alla cima Marana, la montagna, non la più elevata tra quelle che fanno corona e chiudono la nostra valle, ma sicuramente la più attraente perché si affaccia sulla vallata come un vulcano spento (porremmo dire il nostro piccolo Fujiyama), la più caratterizzante, quella che attira subito i viaggiatori che arrivano da lontano, quella che qualche illuminato ama chiamare “La Montagna d’Oro”. CimaMa rana diventa quasi il simbolo dello stretto rapporto tra la gente della vallata e il suo territorio.
Marana, per l’imponenza della sua cima e per le valli ancora selvagge che ne solcano i pendii ha sempre suggerito materiale d’ispirazione per leggende. Un luogo che non si può non amare c di cui non sentire il richiamo. (pag.13)